Commenti ed analisi sul 28 Giugno
La Sinistra sindacala e politica
Giorgio Cremaschi (rete 28Aprile)
28 Giugno
L’accordo
sottoscritto anche dalla Cgil è un accordo
liberticida, che viola le libertà
sindacali e contrattuali dei lavoratori e che apre la via allo
smantellamento del contratto nazionale. L’accordo prevede la più ampia
derogabilità al contratto nazionale, ipocritamente chiamata “intese
modificative”. Inoltre stabilisce un mostruoso principio per cui se la
maggioranza delle Rsu approva un accordo, la
minoranza non si può opporre, naturalmente senza che i lavoratori abbiano mai
votato. Lo stesso naturalmente vale per il contratto nazionale.
Quest’accordo
accoglie le richieste della Fiat sulla limitazione del diritto di sciopero e
sull’obbligo di applicare gli accordi peggiorativi senza contestazioni
sindacali. Se fosse stato in vigore un anno fa la Fiom non avrebbe potuto
opporsi agli accordi di Pomigliano e agli altri accordi Fiat. Giustamente
Tremonti e Sacconi esaltano questo accordo, perché corrisponde totalmente alle
loro scelte e alla loro filosofia economica e sociale.
Per
la Cgil è un cedimento gravissimo, che viola lo spirito e le norme dello
Statuto. Per questo ritengo che la segretaria generale della Cgil, Susanna
Camusso, debba dimettersi, per aver mancato ai suoi doveri di rappresentanza
dell’organizzazione. La firma a questo accordo da parte della Cgil va ritirata
e dobbiamo tutti mobilitarci per ottenere questo risultato.
29-Giugno
2011
“Lavoro e società”
ACCORDO RAPPRESENTANZA: NO A POLEMICHE STRUMENTALI.
Sostenere la violazione dei diritti significa mistificare la realtà
Vanno
respinte le polemiche strumentali sull'accordo interconfederale in materia di
rappresentanza che si evincono da alcune dichiarazione stampa. L'intesa
stabilisce infatti regole per la competizione tra le organizzazioni sindacali e
stabilisce punti di assenso reciproco sul fondamentale tema della democrazia
sindacale: avviene così un salto qualitativo dalla democrazia di organizzazione
alla democrazia sindacale, là dove si valorizzano le Rappresentanze sindacali
unitarie (Rsu) e si dilatano gli spazi di democrazia.
I lavoratori vanno infatti coinvolti, consultati e devono poter validare o meno
gli accordi anche con lo strumento del referendum. Peraltro, l'accordo prende
atto che le Rsu non sono presenti dappertutto, anche
se si punta ad eleggerle dovunque. Ma è previsto comunque un vincolo specifico
sulle Rsa, ossia le Rappresentanze sindacali
aziendali già normate
dall'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori.
E' insensata la polemica rispetto alla presunta impossibilità di sottoporre al
voto gli accordi aziendali: l'intesa stabilisce che è sufficiente che un solo
sindacato lo rivendichi per poter far esprimere i lavoratori. E qualora almeno
il 30% dei dipendenti richieda quel voto, anche senza il consenso di un
sindacato interno, la parola passerà comunque e giustamente ai lavoratori.
Va rigettata anche un'altra polemica, del tutto gratuita, a proposito delle
cosiddette “possibili sperimentazioni temporanee”, definite impropriamente da
alcuni come “deroghe al contratto nazionale”. Le deroghe non saranno invece
possibili. Saranno infatti i contratti collettivi nazionali a stabilire limiti
e procedure per gli accordi aziendali. E laddove non esiste un'intesa nazionale
a fornire regole universali, qualsiasi accordo aziendale potrà essere operante
soltanto attraverso l'intesa tra le organizzazioni territoriali di categoria. E
sarà sufficiente la contrarietà di un solo sindacato firmatario per impedire
qualunque “deroga”.
Il terzo elemento di polemica, a nostro avviso sbagliato, riguarda le clausole
di tregua sindacale. Noi assumiamo il principio che se si firma un accordo ci
si assume la responsabilità di applicarlo e di renderlo esigibile: l'obiettivo
di un buon sindacalista è pretendere che venga applicato. Quelle clausole di
garanzia, comunque, impegnano soltanto le organizzazioni firmatarie e non certo
i lavoratori: il diritto di sciopero è e resta indisponibile e viene preservato
dall'accordo, fermo restando il vincolo per l'organizzazione che ha firmato
un'intesa, che non può fare il doppio gioco.
Sostenere il contrario, sostenere che il diritto di sciopero viene violato
significa dunque mistificare la realtà.
Infine, a proposito della riduzione delle tasse per la contrattazione di
secondo livello, registriamo un'anomalia. Riteniamo infatti giusta e necessaria
una riforma del fisco che favorisca i redditi da lavoro, ma nei termini
definiti nell'accordo si conferisce al secondo livello una valenza eccessiva, o
quantomeno impropria al cospetto del salario definito nazionalmente:
consideriamo questo aspetto un limite che andrebbe corretto.
Sarà ora il direttivo nazionale della Cgil, convocato per l'11 e il 12 luglio,
a dire la parola definitiva su quanto è stato firmato in sede interconfederale.
Consideriamo comunque necessario organizzare, come Cgil, assemblee in tutti i
luoghi di lavoro per illustrare i termini dell'intesa e favorire il confronto
con le lavoratrici e i lavoratori.
Roma, 29 giugno 2011
Nicola
Nicolosi
Gianni Rinaldini: “Tagliato il diritto di voto dei lavoratori,
questo accordo rappresenta il suicidio del sindacato”
Susanna Camusso,
segretaria della Cgil, ha firmato con Cisl, Uil e Confindustria la controriforma
delle relazioni sindacali e della rappresentanza. Il commento di Gianni
Rinaldini, ex segretario della Fiom.
di Rocco di Michele, da il manifesto, 29 giugno 2011
«Lunare e imbarazzante». Per
Gianni Rinaldini, 8 anni da segretario generale della Fiom, ora coordinatore
dell'area «La Cgil che vogliamo» e membro del Direttivo nazionale di Corso
Italia, la discussione che va avanti tra Confindustria e i sindacati è
fotografata da questi due aggettivi. Che valgono però anche per il dibattito
interno alla Cgil.
Sembra abbiano firmato
l'accordo...
È la conferma delle voci
che dicevano che il testo c'era già. Non è credibile che, in una trattativa
così complicata, abbiano fatto tutto nel giro di poche ore.
Si apre un problema
nella Cgil?
Non è stato presentato
nessun testo scritto. Al tavolo non c'era neppure una «delegazione trattante».
Han fatto tutto in due o tre della segreteria. Una roba inaccettabile nella
vita interna della Cgil. Non c'è stato nemmeno un «ufficio» ad affiancare, come
si fa di solito, con i segretari di categoria. Nei miei ricordi, trattative
così delicate e importanti vedevano la Direzione della Cgil (ora non c'è più)
convocata in seduta permanente e in continuo contatto con la delegazione al
tavolo. Viene siglato o firmato un accordo assolutamente misterioso per i
segretari generali di categoria e il coordinatore di un'area nazionale della
Cgil. Di fatto il Direttivo sarà messo nelle condizioni votare una sorta di
«fiducia» alla segretaria. Sì, esiste ormai un problema di democrazia nella
vita interna della Cgil.
Non si è discusso
abbastanza?
Con il meccanismo
sviluppatosi purtroppo negli ultimi anni, ogni votazione del comitato direttivo
si configura alla fine come un voto di fiducia sul segretario generale. Pensando
in questo modo di annullare l'articolazione del dibattito esistente. Stavolta
non mi sorprenderei che qualcuno, rientrato recentemente in Cgil come
coordinatore della segreteria del segretario generale, dopo aver svolto a lungo
ruoli amministrativi (Gaetano Sateriale, ndr), abbia
in questi giorni lavorato alla definizione del testo.
Cosa sai sul merito
dell'accordo?
E' riassumibile in un
aspetto centrale decisivo, da cui discende tutto il resto: lavoratori e
lavoratrici non sono chiamati a votare le piattaforme e gli accordi che li
riguardano. Il meccanismo individuato prevede che attraverso la
«certificazione» (un mix tra iscritti e voti alle rsu)
le organizzazioni che superano il «50%+1» possono fare accordi che diventano
immediatamente esecutivi. Questo è devastante. Perché nega la democrazia, che
assieme al conflitto è l'unico strumento a disposizione dei lavoratori per
intervenire sulla propria condizione. E inquina fortemente gli stessi tavoli di
trattativa, perché quando ci si parla tra soggetti sociali espressione di
interessi diversi, non si è in un club di amici. È prevedibile che si darà vita
a un mercato del tesseramento, teso a favorire le organizzazioni più
disponibili a certi accordi. Non mi sorprenderebbe che arrivassero pacchi di
iscritti a questa o quell'organizzazione. Sta nelle cose.
Qual'è il punto di principio?
Non sottoporsi al voto e
al giudizio dei lavoratori vuol dire affermare il concetto che i contratti sono
proprietà delle organizzazioni sindacali, e non fanno capo all'espressione
della volontà dei soggetti interessati. Non era mai avvenuto che la Cgil
istituzionalizzasse in un accordo che questi sono validi senza il
pronunciamento dei lavoratori. Tutt'al più, in questi anni, si è discusso sulle
forme della consultazione. Faccio presente che gli accordi separati dei
metalmeccanici, nel 2001 e 2003, avvennero proprio sul referendum tra i
lavoratori a fronte di posizioni diverse. In ambedue i casi, Fiom e Cgil
decisero congiuntamente.
Che fine fanno le Rsu?
A livello aziendale, lì
dove ci sono le Rsu, queste decidono senza il voto
dei lavoratori; dove ci sono le Rsa, i lavoratori
possono votare il loro contratto. Inoltre, sulle deroghe, c'è una questione che
non ho capito o che è inaccettabile: invece di «deroghe» di parla di «adattabilità»
a livello aziendale. È anche peggio delle «deroghe definite».
E sul diritto di
sciopero?
Anche qui. o non ho
capito bene oppure è inaccettabile: si parla genericamente di possibilità di
una «tregua», che in termini sindacali non può che voler dire tregua sugli
scioperi. La clausola della Fiat, insomma. Ma la Cgil non ha mai firmato limiti
all'esercizio del diritto di sciopero. E mi domando: se si accettano questi
criteri in una trattativa con le aziende private, non credo si possano
affermare cose diverse nel corso di una trattativa interconfederale col
governo. Penso che questa operazione sia il suicidio della Cgil.
Ma perché la Cgil si va
a suicidare?
Non vorrei che fosse per
le cosiddette «ragioni politiche»... Una divisione sindacale può creare
problemi a partiti che in tutti questi anni si sono limitati a dire «fate
l'unità», per evitare di pronunciarsi sul merito. Poi c'è l'idea folle per cui,
in questo modo, si creerebbe un rapporto «dinamico» nei confronti del governo
«tra le forze sociali», con Confindustria. E questo alla vigilia di una manovra
economica in cui il contributo di Confindustria è chiedere sia ancora più
pesante nei confronti di lavoratori e pensionati...
La destra FIOM
Metalmeccanici per il sì all’accordo del 28 giugno
Fausto
Durante :giovedì 28 luglio
2011 alle ore 20.49
“Anche noi vogliamo dire sì, e diremo sì, all’accordo del 28 giugno
2011. Un accordo di cui proprio la nostra categoria, quella dei metalmeccanici,
aveva bisogno e che potrà adesso usare con intelligenza per tornare a impostare
una nuova fase della sua attività contrattuale.”
In
queste parole di Fausto Durante si condensa il significato dell’assemblea
nazionale dei quadri e dei delegati della Fiom-Cgil
che si è svolta, a Roma, venerdì 22 luglio 2011. All’incontro ha partecipato il
Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Nella
sua relazione introduttiva Fausto Durante, della Fiom nazionale, ha detto che
“non tutta la Fiom è schiacciata sulle posizioni espresse dalla Segreteria
nazionale. C’è anzi un numero crescente di compagne e compagni che considera
l’accordo Cgil, Cisl, Uil - Confindustria del 28 giugno come un passo
importante nella strategia della Cgil, una grande organizzazione sindacale che
non rinuncia a perseguire il proprio obiettivo: rappresentare gli interessi di
lavoratrici e lavoratori facendo buoni accordi”.
“L’accordo
del 28 giugno – ha affermato ancora Durante – non risolve tutti i problemi che
si sono accumulati in questi anni di sciagurata divisione fra i sindacati, ma
può costituire il primo passo di un percorso mirato a ricostruire quelle regole
condivise che possano permetterci di tornare a fare accordi aziendali e
contratti nazionali, superando lo stato di confusione e di arbitrio in cui
siamo precipitati, anche a causa delle pesanti responsabilità del Governo di
centro-destra.” L’Assemblea è stata conclusa dal Segretario generale della
Cgil, Susanna Camusso. “L’accordo che
abbiamo faticosamente costruito con Confindustria, Cisl e Uil non è, lo
sappiamo bene, un accordo storico. Storico – ha detto Camusso - potrà essere
quello che faremo, se ci riusciremo, per disegnare un nuovo assetto del sistema
contrattuale. Ma intanto, un risultato crediamo di averlo raggiunto: fermare la
deriva degli accordi separati. Adesso, dopo aver fissato nuove regole per
misurare la rappresentatività dei sindacati, possiamo cominciare a risolvere un
problema da anni irrisolto: sapere chi rappresenta chi nel corso dell’attività
contrattuale. Per conseguenza, abbiamo definito regole condivise relative alla
validazione degli accordi aziendali e dei contratti nazionali. Infine, abbiamo
cominciato a ridefinire i rapporti fra i due livelli contrattuali, cancellando
qualsiasi ipotesi di usare la contrattazione aziendale per introdurre deroghe
ai contratti nazionali.”
All’assemblea, che si è
svolta presso la sala dedicata a Giuseppe Di Vittorio nella sede nazionale
della Cgil, hanno partecipato circa 200 compagne e compagni della Fiom. …
Le voci della Sinistra politica
(29
giugno 2011)
MASSIMO ROSSI (portavoce nazionale
Federazione della Sinistra):
"Un accordo sciagurato per chiudere
una stagione di lotte." questa dichiarazione ha prodotto molte polemiche
all’interno della federazione che sembrava in via di scioglimento dato che una sua componente (Lavoro e Solidarietà)
fa riferimento a (Lavoro e Società) in CGIL…
"Messa in mora della
democrazia nei luoghi di lavoro, imbrigliamento del diritto di sciopero,
derogabilità del contratto nazionale di lavoro. L’accordo firmato
da Susanna Camusso per conto della CGIL rappresenta nei fatti un schiaffo a
quella maggioranza del popolo italiano che con il proprio voto ha chiesto
più democrazia e centralità dei diritti della persona rispetto alle logiche
perverse della competitività di mercato.
Esultano
Tremonti , Sacconi, la Marcegaglia ed il Sole 24ore titola “una firma per
un’epoca nuova”. L’epoca del famigerato “vangelo Marchionne”.
Il
sostegno del PD a questa firma, come quello espresso all’azione di polizia
contro la popolazione della Val di Susa in lotta per difendere il proprio ed il nostro futuro,
così come l’intento dichiarato di mantenere i privati nella gestione dell’acqua
nonostante il segnale politico venuto dalle urne, sono l’ulteriore
dimostrazione della volontà di spegnere rapidamente la stagione di lotte che ha
fatto cambiare il vento in questo Paese. Quella stagione avviata proprio
con i banchetti per le firme sull’acqua e con le lotte di Melfi, Pomigliano e
Mirafiori, proseguita con la lotte dei precari, della scuola, delle donne...
Si
tratta dello sterile ed autolesionistico tentativo di ricomporre i referenti
sociali moderati degli interessi economici e politici dominanti in un nuovo
blocco pronto ad alternarsi alla guida del Paese, nell’auspicato “dopo
Berlusconi”, senza modificare sostanzialmente il modello economico e sociale
liberista che è alla base delle attuali profonde ingiustizie e del continuo
saccheggio dei beni comuni e della democrazia.
Se
ce ne fosse ancora bisogno, questa è l’ulteriore dimostrazione dell’urgente necessità
di ricostruire un polo della sinistra di alternativa aperto, progettuale,
autonomo dal PD, che offra una sponda politica ed un sostegno alle lotte
sociali che chiedono una reale alternativa al modello sociale ed economico.
Solo
se le attuali forze organizzate della sinistra, in particolare la FdS e SEL, daranno vita ad un processo unitario dentro le
numerose situazioni di conflitto sociale e di “democrazia insorgente” in atto
nel Paese sarà possibile ostacolare questa deriva del centro sinistra e dare un
diverso sbocco politico alla forte domanda di alternativa a Berlusconi ed al berlusconismo!"
Ufficio Stampa Federazione della Sinistra
Vendola – “Sinstra Ecologia
e Liberta”
CONTRATTI:SULL'ACCORDO TRA CGIL, CISL, UIL E CONFINDUSTRIA
Dichiarazione “…”
Non pervenuta
La posizione espressa dai compagni e compagne della RSU Ups che
fanno riferimento alla sinistra politica del PRC
No all'accordo bidone!
Con qualche
giorno d'anticipo sulla tabella di marcia Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno
firmato un pessimo accordo sulla rappresentanza e i contratti.
Per una
questione di pochi giorni l'accordo del 28 giugno non sarà chiamato "il
nuovo accordo di luglio", come i disgraziati accordi del '92-'93, che
segnarono un devastante ventennio di concertazione a perdere per i lavoratori.
Non a caso sempre a luglio del 2007 si firmò l'accordo sul welfare che produsse
una rottura storica tra centrosinistra e i lavoratori di questo paese.
Si chiude così
una stagione di accordi separati. Stagione segnata dall'inizio alla fine da una
decisa ambiguità del gruppo dirigente della Cgil che se da un lato non ha
firmato la controriforma del contratto nazionale nel gennaio 2009, dall'altra
si è sempre posta pervicacemente l'obbiettivo di essere riammessa ai tavoli
della concertazione da cui era stata esclusa piuttosto che organizzare
realmente il conflitto per conquistare miglioramenti per i lavoratori.
In questi tre anni non è stata messa in campo una vera mobilitazione per far
fallire gli accordi separati, le grandi manifestazioni di piazza
dell'aprile del 2009 e del novembre del 2010 e i quattro scioperi generali
svolti in questo arco di tempo (ultimo quello del 6 maggio), hanno sempre
evidenziato come l'obbiettivo del vertice Cgil non era demolire questi accordi,
depotenziando sul nascere qualsiasi tentativo di far fare alla mobilitazione un
salto di qualità.
Fino ad arrivare al paradosso del 6 maggio dove la polemica era tutta
concentrata su Berlusconi e non contro un padronato, Marchionne in testa, che
nell'ultimo anno aveva portato avanti una serie di attacchi senza precedenti.
La Camusso, come Epifani prima, non ne avevano fatto mistero, gli accordi
separati di questi anni sono stati subiti, e ogni volta che ne hanno avuto la
possibilità hanno firmato contratti nazionali o aziendali che a quegli accordi
si richiamavano, parliamo dei circa sessanta contratti nazionali di categoria
in cui sono contenuti gran parte dei peggioramenti del modello contrattuale del
2009.
Con questo accordo si santifica la battaglia di Marchionne contro gli operai
Fiat. Un vero e proprio cazzotto in pieno volto agli operai di Pomigliano,
Mirafiori, alla Fiom e a tutti coloro che sono scesi in piazza il 16 ottobre
scorso.
Si trasforma il contratto nazionale definitivamente in una chimera, si mettono
paletti mai visti al diritto di sciopero, alla democrazia sindacale, al diritto
dei lavoratori di esprimersi sugli accordi.
Ma andiamo per
punti:
Nel punto 1 si vuole stabilire il
peso di ogni organizzazione sindacale. Il peso, definito da un confronto
incrociato tra certificazione Inps-Cnel e voti
raccolti nelle elezioni Rsu, in verità non darà
garanzia di nulla ma piuttosto incentiverà il mercato del tesseramento facile,
dove chi sarà più abile a produrre presunti iscritti avrà più peso ai tavoli. Non
avremo soggetti più rappresentativi ma vedremo semplicemente i padroni che
faranno le tessere per i sindacati compiacenti.
Punto 2e 3; si sancisce che il
contratto nazionale ha un ruolo marginale delegato esclusivamente a “garantire”
minimi salariali e di condizioni di lavoro, nei contratti aziendali tutto potrà
essere messo in discussione. Viene definitivamente fatto cadere il principio di
universalità per cui i lavoratori per oltre un secolo avevano lottato.
Punti 4 e 5; Viene concordato che là
dove ci sono le rappresentanze unitarie è la maggioranza del 50% più uno delle Rsu ad approva i contratti integrativi. Le Rsu - in maggioranza non sono pienamente rappresentative
dei lavoratori visto che gli apparati delle organizzazioni sindacali quando le
hanno regolamentate hanno deciso che comunque un terzo dei delegati non veniva
eletto ma nominato dall'alto dalle burocrazie sindacali- i lavoratori non
potranno esprimere il proprio giudizio su questi accordi. Altro discorso dove
ci sono le rappresentanze sindacali aziendali (Rsa),
ovvero i delegati decisi dai sindacati e non eletti con il voto dei lavoratori.
Nel caso di Rsa, per inciso è Marchionne con Cisl,
Uil e Ugl che in Fiat le ha rilanciate per far fuori
dalle fabbriche la Fiom, i lavoratori potranno votare ma a patto che lo
richieda un sindacato o almeno il 30% dei lavoratori. Una soglia quella del 30%
altissima se si considera che i lavoratori non hanno una rappresentanza che
merita questo nome e devono organizzare tutto dal basso.
Punto 6, citiamo testualmente “I
contratti collettivi aziendali, approvati alle condizioni di cui sopra, che
definiscono clausole di tregua sindacale finalizzate a garantire l'esigibilità
degli impegni assunti con la contrattazione collettiva, hanno effetto
vincolante esclusivamente per tutte le rappresentanze sindacali dei lavoratori
ed associazioni sindacali firmatarie del presente accordo interconfederale
operanti all'interno dell'azienda e non per i singoli lavoratori;”
In poche parole si dice che se in azienda si firma un contratto, a prescindere
se tutte le organizzazioni sindacali presenti l'hanno firmato, chi ha
sottoscritto l'accordo del 28 giugno comunque non potrà scioperare. Quindi la
Fiom nella misura in cui la Cgil ha firmato l'accordo non può opporsi con lo sciopero
all'attacco portato avanti da Marchionne a Mirafiori e Pomigliano.
Ipocritamente, esclusivamente per non essere accusati di aver inserito passaggi
anticostituzionali nell'accordo, si dice che comunque i singoli lavoratori
potranno scioperare senza essere sanzionati. Se convoca lo sciopero
un'organizzazione sindacale verrà sanzionata, se sciopera un lavoratore No.
Qual è il lavoratore che può organizzare uno sciopero senza copertura
sindacale? La storia ci ha insegnato che quando la misura è colma si fa,
ma è innegabile che l'accordo rende tutto molto più difficile e ha un profilo
intimidatorio, dando alle organizzazioni firmatarie e ai padroni un'ulteriore
arma di ricatto in più.
Punto 7; la Cgil fa proprie le tanto
detestate deroghe. Cambia il nome ma la sostanza, sgravata dal sindacalese è
questa. Per sciogliere ogni dubbio citiamo l'accordo: “I contratti collettivi
aziendali possono per tanto definire, anche in via sperimentale e temporanea,
specifiche intese modificative delle regolamentazioni contenute nei contratti
collettivi nazionali di lavoro nei limiti e con le procedure previste dagli
stessi contratti collettivi nazionali di lavoro.” E per non lasciare spazio a
nessuna interpretazione restrittiva, si chiarisce che anche laddove i contratti
nazionali ancora non prevedano la possibilità di deroghe, queste possano essere
comunque introdotte modificando gli istituti del contratto nazionale che "disciplinano
la prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro".
Articolata rielaborazione ma la sostanza è quella, e anzi, si specifica che
possono essere applicate per “situazioni di crisi o in presenza di investimenti
significativi per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale
dell'impresa.” Cioè sempre.
Con buona pace del segretario nazionale Cgil nonché coordinatore nazionale di
Lavoro Società, Nicola Nicolosi, e del coordinatore
nazionale di Lavoro e solidarietà Giampaolo Patta , che riescono su questo
punto come su tutti gli altri a negare anche l'evidenza.
Punto 8; il leitmotiv che ci ha
accompagnato in tutti questi anni, si chiede al governo di ridurre tasse e
contributi sui salari aziendali legati alla produttività, che significa che
alla fine sono sempre i lavoratori a pagare, infischiandosene di quanto detto
da una stessa ricerca dell'Ires Cgil recentemente,
che in questi diciotto anni i lavoratori hanno perso, grazie agli accordi di
luglio qualcosa come quasi 2mila euro all'anno di salario.
Sarà un accordo disastroso, come nel 1992-'93, che avrà conseguenze nefaste sui
lavoratori.
Accordo che non placa certo gli appetiti padronali, come la storia insegna,
ogni cedimento stimola nuovi e più profondi appetiti del padronato. La risposta
di Marchionne all'accordo è stata “grazie ma potete fare di più, noi ci siamo
spinti più in là in questi mesi”.
E sta proprio qui il punto…
Questo accordo va contrastato in ogni modo, usando tutti gli strumenti che
abbiamo a disposizione per far sentire la nostra voce…
testo completo http://www.marxismo.net/sindacato/anche-la-camusso-sposa-la-ricetta-marchionne