Commenti ed analisi sul 28 Giugno

La Sinistra sindacala e politica

 

 

Giorgio Cremaschi (rete 28Aprile)

28 Giugno

L’accordo sottoscritto anche dalla Cgil è un accordo liberticida, che viola le libertà sindacali e contrattuali dei lavoratori e che apre la via allo smantellamento del contratto nazionale. L’accordo prevede la più ampia derogabilità al contratto nazionale, ipocritamente chiamata “intese modificative”. Inoltre stabilisce un mostruoso principio per cui se la maggioranza delle Rsu approva un accordo, la minoranza non si può opporre, naturalmente senza che i lavoratori abbiano mai votato. Lo stesso naturalmente vale per il contratto nazionale.

Quest’accordo accoglie le richieste della Fiat sulla limitazione del diritto di sciopero e sull’obbligo di applicare gli accordi peggiorativi senza contestazioni sindacali. Se fosse stato in vigore un anno fa la Fiom non avrebbe potuto opporsi agli accordi di Pomigliano e agli altri accordi Fiat. Giustamente Tremonti e Sacconi esaltano questo accordo, perché corrisponde totalmente alle loro scelte e alla loro filosofia economica e sociale.

Per la Cgil è un cedimento gravissimo, che viola lo spirito e le norme dello Statuto. Per questo ritengo che la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, debba dimettersi, per aver mancato ai suoi doveri di rappresentanza dell’organizzazione. La firma a questo accordo da parte della Cgil va ritirata e dobbiamo tutti mobilitarci per ottenere questo risultato.

29-Giugno 2011

 

“Lavoro e società”

ACCORDO RAPPRESENTANZA: NO A POLEMICHE STRUMENTALI.
Sostenere la violazione dei diritti significa mistificare la realtà

Vanno respinte le polemiche strumentali sull'accordo interconfederale in materia di rappresentanza che si evincono da alcune dichiarazione stampa. L'intesa stabilisce infatti regole per la competizione tra le organizzazioni sindacali e stabilisce punti di assenso reciproco sul fondamentale tema della democrazia sindacale: avviene così un salto qualitativo dalla democrazia di organizzazione alla democrazia sindacale, là dove si valorizzano le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e si dilatano gli spazi di democrazia. I lavoratori vanno infatti coinvolti, consultati e devono poter validare o meno gli accordi anche con lo strumento del referendum. Peraltro, l'accordo prende  atto che le Rsu non sono presenti dappertutto, anche se si punta ad eleggerle dovunque. Ma è previsto comunque un vincolo specifico sulle Rsa, ossia le Rappresentanze sindacali aziendali già normate
dall'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori.
E' insensata la polemica rispetto alla presunta impossibilità di sottoporre al voto gli accordi aziendali: l'intesa stabilisce che è sufficiente che un solo sindacato lo rivendichi per poter far esprimere i lavoratori. E qualora almeno il 30% dei dipendenti richieda quel voto, anche senza il consenso di un sindacato interno, la parola passerà comunque e giustamente ai lavoratori.
Va rigettata anche un'altra polemica, del tutto gratuita, a proposito delle cosiddette “possibili sperimentazioni temporanee”, definite impropriamente da alcuni come “deroghe al contratto nazionale”. Le deroghe non saranno invece possibili. Saranno infatti i contratti collettivi nazionali a stabilire limiti e procedure per gli accordi aziendali. E laddove non esiste un'intesa nazionale a fornire regole universali, qualsiasi accordo aziendale potrà essere operante soltanto attraverso l'intesa tra le organizzazioni territoriali di categoria. E sarà sufficiente la contrarietà di un solo sindacato firmatario per impedire qualunque “deroga”.
Il terzo elemento di polemica, a nostro avviso sbagliato, riguarda le clausole di tregua sindacale. Noi assumiamo il principio che se si firma un accordo ci si assume la responsabilità di applicarlo e di renderlo esigibile: l'obiettivo di un buon sindacalista è pretendere che venga applicato. Quelle clausole di garanzia, comunque, impegnano soltanto le organizzazioni firmatarie e non certo i lavoratori: il diritto di sciopero è e resta indisponibile e viene preservato dall'accordo, fermo restando il vincolo per l'organizzazione che ha firmato un'intesa, che non può fare il doppio gioco.
Sostenere il contrario, sostenere che il diritto di sciopero viene violato significa dunque mistificare la realtà.
Infine, a proposito della riduzione delle tasse per la contrattazione di secondo livello, registriamo un'anomalia. Riteniamo infatti giusta e necessaria una riforma del fisco che favorisca i redditi da lavoro, ma nei termini definiti nell'accordo si conferisce al secondo livello una valenza eccessiva, o quantomeno impropria al cospetto del salario definito nazionalmente: consideriamo questo aspetto un limite che andrebbe corretto.
Sarà ora il direttivo nazionale della Cgil, convocato per l'11 e il 12 luglio, a dire la parola definitiva su quanto è stato firmato in sede interconfederale. Consideriamo comunque necessario organizzare, come Cgil, assemblee in tutti i luoghi di lavoro per illustrare i termini dell'intesa e favorire il confronto con le lavoratrici e i lavoratori.

Roma, 29 giugno 2011

Nicola Nicolosi

 

Gianni Rinaldini: “Tagliato il diritto di voto dei lavoratori, questo accordo rappresenta il suicidio del sindacato”

Susanna Camusso, segretaria della Cgil, ha firmato con Cisl, Uil e Confindustria la controriforma delle relazioni sindacali e della rappresentanza. Il commento di Gianni Rinaldini, ex segretario della Fiom.

di Rocco di Michele, da il manifesto, 29 giugno 2011


«Lunare e imbarazzante». Per Gianni Rinaldini, 8 anni da segretario generale della Fiom, ora coordinatore dell'area «La Cgil che vogliamo» e membro del Direttivo nazionale di Corso Italia, la discussione che va avanti tra Confindustria e i sindacati è fotografata da questi due aggettivi. Che valgono però anche per il dibattito interno alla Cgil.
Sembra abbiano firmato l'accordo...
È la conferma delle voci che dicevano che il testo c'era già. Non è credibile che, in una trattativa così complicata, abbiano fatto tutto nel giro di poche ore.
Si apre un problema nella Cgil?
Non è stato presentato nessun testo scritto. Al tavolo non c'era neppure una «delegazione trattante». Han fatto tutto in due o tre della segreteria. Una roba inaccettabile nella vita interna della Cgil. Non c'è stato nemmeno un «ufficio» ad affiancare, come si fa di solito, con i segretari di categoria. Nei miei ricordi, trattative così delicate e importanti vedevano la Direzione della Cgil (ora non c'è più) convocata in seduta permanente e in continuo contatto con la delegazione al tavolo. Viene siglato o firmato un accordo assolutamente misterioso per i segretari generali di categoria e il coordinatore di un'area nazionale della Cgil. Di fatto il Direttivo sarà messo nelle condizioni votare una sorta di «fiducia» alla segretaria. Sì, esiste ormai un problema di democrazia nella vita interna della Cgil.
Non si è discusso abbastanza?
Con il meccanismo sviluppatosi purtroppo negli ultimi anni, ogni votazione del comitato direttivo si configura alla fine come un voto di fiducia sul segretario generale. Pensando in questo modo di annullare l'articolazione del dibattito esistente. Stavolta non mi sorprenderei che qualcuno, rientrato recentemente in Cgil come coordinatore della segreteria del segretario generale, dopo aver svolto a lungo ruoli amministrativi (Gaetano Sateriale, ndr), abbia in questi giorni lavorato alla definizione del testo.
Cosa sai sul merito dell'accordo?
E' riassumibile in un aspetto centrale decisivo, da cui discende tutto il resto: lavoratori e lavoratrici non sono chiamati a votare le piattaforme e gli accordi che li riguardano. Il meccanismo individuato prevede che attraverso la «certificazione» (un mix tra iscritti e voti alle rsu) le organizzazioni che superano il «50%+1» possono fare accordi che diventano immediatamente esecutivi. Questo è devastante. Perché nega la democrazia, che assieme al conflitto è l'unico strumento a disposizione dei lavoratori per intervenire sulla propria condizione. E inquina fortemente gli stessi tavoli di trattativa, perché quando ci si parla tra soggetti sociali espressione di interessi diversi, non si è in un club di amici. È prevedibile che si darà vita a un mercato del tesseramento, teso a favorire le organizzazioni più disponibili a certi accordi. Non mi sorprenderebbe che arrivassero pacchi di iscritti a questa o quell'organizzazione. Sta nelle cose.
Qual'è il punto di principio?
Non sottoporsi al voto e al giudizio dei lavoratori vuol dire affermare il concetto che i contratti sono proprietà delle organizzazioni sindacali, e non fanno capo all'espressione della volontà dei soggetti interessati. Non era mai avvenuto che la Cgil istituzionalizzasse in un accordo che questi sono validi senza il pronunciamento dei lavoratori. Tutt'al più, in questi anni, si è discusso sulle forme della consultazione. Faccio presente che gli accordi separati dei metalmeccanici, nel 2001 e 2003, avvennero proprio sul referendum tra i lavoratori a fronte di posizioni diverse. In ambedue i casi, Fiom e Cgil decisero congiuntamente.
Che fine fanno le Rsu?
A livello aziendale, lì dove ci sono le Rsu, queste decidono senza il voto dei lavoratori; dove ci sono le Rsa, i lavoratori possono votare il loro contratto. Inoltre, sulle deroghe, c'è una questione che non ho capito o che è inaccettabile: invece di «deroghe» di parla di «adattabilità» a livello aziendale. È anche peggio delle «deroghe definite».
E sul diritto di sciopero?
Anche qui. o non ho capito bene oppure è inaccettabile: si parla genericamente di possibilità di una «tregua», che in termini sindacali non può che voler dire tregua sugli scioperi. La clausola della Fiat, insomma. Ma la Cgil non ha mai firmato limiti all'esercizio del diritto di sciopero. E mi domando: se si accettano questi criteri in una trattativa con le aziende private, non credo si possano affermare cose diverse nel corso di una trattativa interconfederale col governo. Penso che questa operazione sia il suicidio della Cgil.
Ma perché la Cgil si va a suicidare?
Non vorrei che fosse per le cosiddette «ragioni politiche»... Una divisione sindacale può creare problemi a partiti che in tutti questi anni si sono limitati a dire «fate l'unità», per evitare di pronunciarsi sul merito. Poi c'è l'idea folle per cui, in questo modo, si creerebbe un rapporto «dinamico» nei confronti del governo «tra le forze sociali», con Confindustria. E questo alla vigilia di una manovra economica in cui il contributo di Confindustria è chiedere sia ancora più pesante nei confronti di lavoratori e pensionati...

 

 

La destra FIOM

Metalmeccanici per il sì all’accordo del 28 giugno

Fausto Durante :giovedì 28 luglio 2011 alle ore 20.49

Anche noi vogliamo dire sì, e diremo sì, all’accordo del 28 giugno 2011. Un accordo di cui proprio la nostra categoria, quella dei metalmeccanici, aveva bisogno e che potrà adesso usare con intelligenza per tornare a impostare una nuova fase della sua attività contrattuale.”

In queste parole di Fausto Durante si condensa il significato dell’assemblea nazionale dei quadri e dei delegati della Fiom-Cgil che si è svolta, a Roma, venerdì 22 luglio 2011. All’incontro ha partecipato il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

 Nella sua relazione introduttiva Fausto Durante, della Fiom nazionale, ha detto che “non tutta la Fiom è schiacciata sulle posizioni espresse dalla Segreteria nazionale. C’è anzi un numero crescente di compagne e compagni che considera l’accordo Cgil, Cisl, Uil - Confindustria del 28 giugno come un passo importante nella strategia della Cgil, una grande organizzazione sindacale che non rinuncia a perseguire il proprio obiettivo: rappresentare gli interessi di lavoratrici e lavoratori facendo buoni accordi”.

 “L’accordo del 28 giugno – ha affermato ancora Durante – non risolve tutti i problemi che si sono accumulati in questi anni di sciagurata divisione fra i sindacati, ma può costituire il primo passo di un percorso mirato a ricostruire quelle regole condivise che possano permetterci di tornare a fare accordi aziendali e contratti nazionali, superando lo stato di confusione e di arbitrio in cui siamo precipitati, anche a causa delle pesanti responsabilità del Governo di centro-destra.” L’Assemblea è stata conclusa dal Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “L’accordo che abbiamo faticosamente costruito con Confindustria, Cisl e Uil non è, lo sappiamo bene, un accordo storico. Storico – ha detto Camusso - potrà essere quello che faremo, se ci riusciremo, per disegnare un nuovo assetto del sistema contrattuale. Ma intanto, un risultato crediamo di averlo raggiunto: fermare la deriva degli accordi separati. Adesso, dopo aver fissato nuove regole per misurare la rappresentatività dei sindacati, possiamo cominciare a risolvere un problema da anni irrisolto: sapere chi rappresenta chi nel corso dell’attività contrattuale. Per conseguenza, abbiamo definito regole condivise relative alla validazione degli accordi aziendali e dei contratti nazionali. Infine, abbiamo cominciato a ridefinire i rapporti fra i due livelli contrattuali, cancellando qualsiasi ipotesi di usare la contrattazione aziendale per introdurre deroghe ai contratti nazionali.”

 All’assemblea, che si è svolta presso la sala dedicata a Giuseppe Di Vittorio nella sede nazionale della Cgil, hanno partecipato circa 200 compagne e compagni della Fiom. …

Le voci della Sinistra politica

(29 giugno 2011)

MASSIMO ROSSI (portavoce nazionale Federazione della Sinistra):

"Un accordo sciagurato per chiudere una stagione di lotte." questa dichiarazione ha prodotto molte polemiche all’interno della federazione che sembrava in via di scioglimento dato che una sua componente (Lavoro e Solidarietà) fa riferimento a (Lavoro e Società) in CGIL…

  
"Messa in mora della democrazia nei luoghi di lavoro, imbrigliamento del diritto di sciopero, derogabilità del contratto nazionale di lavoro.   L’accordo firmato da Susanna Camusso per conto della CGIL rappresenta nei fatti un schiaffo a quella maggioranza del  popolo italiano che con il proprio voto ha chiesto più democrazia e centralità dei diritti della persona rispetto alle logiche perverse della competitività di mercato.

Esultano Tremonti , Sacconi, la Marcegaglia ed il Sole 24ore titola “una firma per un’epoca nuova”. L’epoca del famigerato “vangelo Marchionne”. 

Il sostegno del PD a questa firma, come quello espresso all’azione di polizia contro la popolazione della Val di Susa in lotta per difendere il proprio ed il nostro futuro, così come l’intento dichiarato di mantenere i privati nella gestione dell’acqua nonostante il segnale politico venuto dalle urne, sono l’ulteriore dimostrazione della volontà di spegnere rapidamente la stagione di lotte che ha fatto cambiare il vento in questo Paese.  Quella stagione avviata proprio con i banchetti per le firme sull’acqua e con le lotte di Melfi, Pomigliano e Mirafiori, proseguita con la lotte dei precari, della scuola, delle donne...

Si tratta dello sterile ed autolesionistico tentativo di ricomporre i referenti sociali moderati degli interessi economici e politici dominanti in un nuovo blocco pronto ad alternarsi alla guida del Paese, nell’auspicato “dopo Berlusconi”, senza modificare sostanzialmente il modello economico e sociale liberista che è alla base delle attuali profonde ingiustizie e del continuo saccheggio dei beni comuni e della democrazia.

Se ce ne fosse ancora bisogno, questa è l’ulteriore dimostrazione dell’urgente necessità di ricostruire un polo della sinistra di alternativa aperto, progettuale, autonomo dal PD, che offra una sponda politica ed un sostegno alle lotte sociali che chiedono una reale alternativa al modello sociale ed economico.

Solo se le attuali forze organizzate della sinistra, in particolare la FdS e SEL, daranno vita ad un processo unitario dentro le numerose situazioni di conflitto sociale e di “democrazia insorgente” in atto nel Paese sarà possibile ostacolare questa deriva del centro sinistra e dare un diverso sbocco politico alla forte domanda di alternativa a Berlusconi ed al berlusconismo!" 

Ufficio Stampa Federazione della Sinistra

 

 

Vendola – “Sinstra Ecologia e Liberta”

CONTRATTI:SULL'ACCORDO TRA CGIL, CISL, UIL E CONFINDUSTRIA

Dichiarazione  “…”         Non pervenuta

 

La posizione espressa dai compagni e compagne della RSU Ups che fanno riferimento alla sinistra politica del PRC

 

No all'accordo bidone!

Con qualche giorno d'anticipo sulla tabella di marcia Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un pessimo accordo sulla rappresentanza e i contratti.

Per una questione di pochi giorni l'accordo del 28 giugno non sarà chiamato "il nuovo accordo di luglio", come i disgraziati accordi del '92-'93, che segnarono un devastante ventennio di concertazione a perdere per i lavoratori. Non a caso sempre a luglio del 2007 si firmò l'accordo sul welfare che produsse una rottura storica tra centrosinistra e i lavoratori di questo paese.

Si chiude così una stagione di accordi separati. Stagione segnata dall'inizio alla fine da una decisa ambiguità del gruppo dirigente della Cgil che se da un lato non ha firmato la controriforma del contratto nazionale nel gennaio 2009, dall'altra si è sempre posta pervicacemente l'obbiettivo di essere riammessa ai tavoli della concertazione da cui era stata esclusa piuttosto che organizzare realmente il conflitto per conquistare miglioramenti per i lavoratori.
In questi tre anni non è stata messa in campo una vera mobilitazione per far fallire gli accordi separati, le  grandi manifestazioni di piazza dell'aprile del 2009 e del novembre del 2010 e i quattro scioperi generali svolti in questo arco di tempo (ultimo quello del 6 maggio), hanno sempre evidenziato come l'obbiettivo del vertice Cgil non era demolire questi accordi, depotenziando sul nascere qualsiasi tentativo di far fare alla mobilitazione un salto di qualità.
Fino ad arrivare al paradosso del 6 maggio dove la polemica era tutta concentrata su Berlusconi e non contro un padronato, Marchionne in testa, che nell'ultimo anno aveva portato avanti una serie di attacchi senza precedenti.
La Camusso, come Epifani prima, non ne avevano fatto mistero, gli accordi separati di questi anni sono stati subiti, e ogni volta che ne hanno avuto la possibilità hanno firmato contratti nazionali o aziendali che a quegli accordi si richiamavano, parliamo dei circa sessanta contratti nazionali di categoria in cui sono contenuti gran parte dei peggioramenti del modello contrattuale del 2009.
Con questo accordo si santifica la battaglia di Marchionne contro gli operai Fiat. Un vero e proprio cazzotto in pieno volto agli operai di Pomigliano, Mirafiori, alla Fiom e a tutti coloro che sono scesi in piazza il 16 ottobre scorso.
Si trasforma il contratto nazionale definitivamente in una chimera, si mettono paletti mai visti al diritto di sciopero, alla democrazia sindacale, al diritto dei lavoratori di esprimersi sugli accordi.

Ma andiamo per punti:
Nel punto 1 si vuole stabilire il peso di ogni organizzazione sindacale. Il peso, definito da un confronto incrociato tra certificazione Inps-Cnel e voti raccolti nelle elezioni Rsu, in verità non darà garanzia di nulla ma piuttosto incentiverà il mercato del tesseramento facile, dove chi sarà più abile a produrre presunti iscritti avrà più peso ai tavoli. Non avremo soggetti più rappresentativi ma vedremo semplicemente i padroni che faranno le tessere per i sindacati compiacenti.
Punto 2e 3; si sancisce che il contratto nazionale ha un ruolo marginale delegato esclusivamente a “garantire” minimi salariali e di condizioni di lavoro, nei contratti aziendali tutto potrà essere messo in discussione. Viene definitivamente fatto cadere il principio di universalità per cui i lavoratori per oltre un secolo avevano lottato.
Punti 4 e 5; Viene concordato che là dove ci sono le rappresentanze unitarie è la maggioranza del 50% più uno delle Rsu ad approva i contratti integrativi. Le Rsu - in maggioranza non sono pienamente rappresentative dei lavoratori visto che gli apparati delle organizzazioni sindacali quando le hanno regolamentate hanno deciso che comunque un terzo dei delegati non veniva eletto ma nominato dall'alto dalle burocrazie sindacali- i lavoratori non potranno esprimere il proprio giudizio su questi accordi. Altro discorso dove ci sono le rappresentanze sindacali aziendali (Rsa), ovvero i delegati decisi dai sindacati e non eletti con il voto dei lavoratori. Nel caso di Rsa, per inciso è Marchionne con Cisl, Uil e Ugl che in Fiat le ha rilanciate per far fuori dalle fabbriche la Fiom, i lavoratori potranno votare ma a patto che lo richieda un sindacato o almeno il 30% dei lavoratori. Una soglia quella del 30% altissima se si considera che i lavoratori non hanno una rappresentanza che merita questo nome e devono organizzare tutto dal basso.
Punto 6, citiamo testualmente “I contratti collettivi aziendali, approvati alle condizioni di cui sopra, che definiscono clausole di tregua sindacale finalizzate a garantire l'esigibilità degli impegni assunti con la contrattazione collettiva, hanno effetto vincolante esclusivamente per tutte le rappresentanze sindacali dei lavoratori ed associazioni sindacali firmatarie del presente accordo interconfederale operanti all'interno dell'azienda e non per i singoli lavoratori;”
In poche parole si dice che se in azienda si firma un contratto, a prescindere se tutte le organizzazioni sindacali presenti l'hanno firmato, chi ha sottoscritto l'accordo del 28 giugno comunque non potrà scioperare. Quindi la Fiom nella misura in cui la Cgil ha firmato l'accordo non può opporsi con lo sciopero all'attacco portato avanti da Marchionne a Mirafiori e Pomigliano. Ipocritamente, esclusivamente per non essere accusati di aver inserito passaggi anticostituzionali nell'accordo, si dice che comunque i singoli lavoratori potranno scioperare senza essere sanzionati. Se convoca lo sciopero un'organizzazione sindacale verrà sanzionata, se sciopera un lavoratore No. Qual è il lavoratore che può organizzare uno sciopero senza copertura sindacale? La storia ci ha insegnato che quando la misura è colma  si fa, ma è innegabile che l'accordo rende tutto molto più difficile e ha un profilo intimidatorio, dando alle organizzazioni firmatarie e ai padroni un'ulteriore arma di ricatto in più.
Punto 7; la Cgil fa proprie le tanto detestate deroghe. Cambia il nome ma la sostanza, sgravata dal sindacalese è questa. Per sciogliere ogni dubbio citiamo l'accordo: “I contratti collettivi aziendali possono per tanto definire, anche in via sperimentale e temporanea, specifiche intese modificative delle regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro nei limiti e con le procedure previste dagli stessi contratti collettivi nazionali di lavoro.” E per non lasciare spazio a nessuna interpretazione restrittiva, si chiarisce che anche laddove i contratti nazionali ancora non prevedano la possibilità di deroghe, queste possano essere comunque introdotte modificando gli istituti del contratto nazionale che "disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro".
Articolata rielaborazione ma la sostanza è quella, e anzi, si specifica che possono essere applicate per “situazioni di crisi o in presenza di investimenti significativi per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale dell'impresa.” Cioè sempre.
Con buona pace del segretario nazionale Cgil nonché coordinatore nazionale di Lavoro Società, Nicola Nicolosi, e del coordinatore nazionale di Lavoro e solidarietà Giampaolo Patta , che riescono su questo punto come su tutti gli altri a negare anche l'evidenza.
Punto 8; il leitmotiv che ci ha accompagnato in tutti questi anni, si chiede al governo di ridurre tasse e contributi sui salari aziendali legati alla produttività, che significa che alla fine sono sempre i lavoratori a pagare, infischiandosene di quanto detto da una stessa ricerca dell'Ires Cgil recentemente, che in questi diciotto anni i lavoratori hanno perso, grazie agli accordi di luglio qualcosa come quasi 2mila euro all'anno di salario.
Sarà un accordo disastroso, come nel 1992-'93, che avrà conseguenze nefaste sui lavoratori.
Accordo che non placa certo gli appetiti padronali, come la storia insegna, ogni cedimento stimola nuovi e più profondi appetiti del padronato. La risposta di Marchionne all'accordo è stata “grazie ma potete fare di più, noi ci siamo spinti più in là in questi mesi”.
E sta proprio qui il punto…

Questo accordo va contrastato in ogni modo, usando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per far sentire la nostra voce…
testo completo http://www.marxismo.net/sindacato/anche-la-camusso-sposa-la-ricetta-marchionne